martedì 5 giugno 2012

L'AVVENTURA TRASLOCA!

La bellissima avventura di questo blog ha dato origine ad una moltitudine di progetti ed idee, per cui d'ora in poi comunicherò attraverso il sito www.lamiaasia.net, in cui posterò informazioni, ricette e a breve anche un blog con approfondimenti e riflessioni personali.
Potete seguirmi sul sito, o cliccando mi piace sulla pagina facebook de La Mia Asia, vedere filmati girati direttamente in viaggio tramite il nuovo canale You Tube
Quindi l'avventura non finisce qui, ma continua in grande!



venerdì 25 maggio 2012

LE GARE DI CANTO DEGLI UCCELLI

Oggi ho assistito ad uno di quegli spettacoli che ti fanno capire quanto viaggiare ti dia la possibilità di capire le altre culture e di saper assaporare il gusto delle cose semplici.
Sono a Kota Bharu, nord-est della Malesia, a pochi chilometri dal confine thailandese.
Questa città non presenta molte bellezze architettoniche, è però un baluardo del tradizionalismo in Malesia.
Con la sua corsa verso la modernizzazione ed il capitalismo, la Malesia si è pian piano spogliata delle proprie tradizioni e costumi popolari.
Il sarong e gli abiti tradizionali non vengono più indossati da nessuno, sostituiti semmai dal chador delle donne, simbolo di un'islamizzazione in atto nel paese da molto tempo.
L'islam che si è radicato nasce più come forma di difesa nei confronti di una comunità cinese sempre più numerosa e ricca (e buddhista).
La malesia ormai priva di una vera e propria identità gioca la carta religiosa come simbolo di distinzione.

A Kota Bharu, per fortuna, si conserva ancora qualche tradizione della vecchia Malesia.
Sono le 9 di mattina, dalla camera della guest house in cui alloggio si sente un frastuono di uccelli che cantano ... è iniziata la gara!
A 100 metri dalla mia guest house c'è il prato in cui si svolge la competizione.
Ogni partecipante porta la propria gabbia con l'uccellino dentro.
Si appendono le gabbiette ad una lunga barra di ferro che attraversa il campo in verticale.


I partecipanti ed il pubblico assistono allo spettacolo dai lati del prato.
Tre giudici si avvicinano alle gabbiette, ascoltano con attenzione il canto dell'uccellino e scrivono una votazione sul proprio taccuino.
I proprietari degli uccellini assistono alla competizione con un pò di ansia ... ci tengono che il canto del proprio uccellino sia tra i migliori.
La gara va avanti cosi, uccellini che cantano, giudici/arbitri che decidono quale sia il canto migliore, proprietari/pubblico che assistono ansiosi dai bordi del campo.


Sono rapito.
Non mi affascina tanto lo spettacolo (di per sè noioso dopo un pò) quanto il fatto che nel 2012 un gruppo nutrito di persone, ogni venerdi mattina, si riunisca ad ascoltare il canto degli uccellini, arrivando addirittura ad organizzare veri e propri tornei con premi in denaro.
E' bello vedere giovani e giovanissimi assistere allo spettacolo, sedersi ad ascoltare il canto degli uccellini.
Saranno loro che porteranno avanti questa semplice e meravigliosa tradizione.

domenica 20 maggio 2012

IL GIOVANE TEDESCO-VIETCONG-MUSULMANO

Tra le esperienze che più ti rimangono impresse nel compiere un lungo viaggio in Asia, ci sono sicuramente gli incontri con i personaggi stravaganti che si incontrano lungo il cammino.

Un paio di giorni fa ero comodamente seduto a leggere un libro nella veranda esterna della guest house di Pantai Cenang, quando mi si avvicina con fare sgraziato un ragazzo occidentale alto e magro.
Lo riconosco: è il mio vicino di bungalow.
Mi fa un cenno di saluto, ricambio la cortesia, e comincia la conversazione base.
"Come hai dormito?" mi chiede lui - "Benone" gli rispondo io - la sua faccia insoddisfatta è già una risposta: mi dice che lui invece non ha dormito per niente bene, che ha pensieri per la testa, che è tedesco ma forse è neo zelandese, che non riesce più a distinguere la finzione dalla realtà, che ha due passaporti ma qual è quello vero non si sa, ecc ...
Dopo questo bel discorso paranoico lo liquido con una stupida scusa.

Il giorno dopo, mentre pranzo in uno street restaurant con un piatto di noodles ai frutti di mare, lo vedo da lontano seduto a guardare nel nulla, e noto che sul braccio sinistro ha un grosso tatuaggio con la faccia di Ho Chi Minh sullo sfondo della bandiera rossa vietnamita ... un tatuaggio abbastanza impegnativo da portare, specie in un paese come la Malesia in cui il comunismo è stato combattuto aspramente.
Il giorno successivo la stanza che occupava accanto alla mia è vuota ... dove sarà andato?

Passano un paio di giorni ... sono in spiaggia a prendere il sole, tre uomini musulmani, vestiti con lunghi abiti bianchi e con la barba lunga, passeggiano sul bagnoasciuga e cominciano ad avvicnarsi verso di me.
Mi salutano amichevolmente e scambiamo due parole di cortesia, poi mi chiedono "Sei musulmano?" - con loro dispiacere rispondo di no.
Si allontanano da me e, non credo ai miei occhi, chi è il terzo uomo vestito di bianco dietro di loro?
Il tedesco-vietnamita!!!
Sono allibito. Cosa ci fa adesso con dei devoti musulmani, tutto vestito di bianco e con lo sguardo pacioso?
Mi saluta con un cenno di capo, ricambio il saluto ma sono perplesso.

La sera l'ho visto dentro la moschea circondato dagli uomini con cui camminava in spiaggia, sembrava quasi lo stessero iniziando all'Islam.
Il ragazzo mi sembra un pò confuso, spero solo riesca a trovare la sua identità ... Inshallah

mercoledì 16 maggio 2012

I "Pelè" della Malesia

Finalmente al mare!
Dopo più di due mesi a girovagare tra deserti e montagne tra India e Nepal, finalmente sono al mare: arcipelago delle Langkawi, gocce di terra nello stretto di Malacca.
E' quasi il tramonto, lo spettacolo del calare del sole in riva alla spiaggia è uno dei regali più belli che la natura possa offrire.
Mentre mi godo lo spettacolo, poco lontano da me, giovani malesiani hanno improvvistao un campetto da calcio sulla spiaggia ... li osservo ... e a dire il vero sono proprio imbranati.
Dopo avere vissuto sei mesi in Brasile, praticamente accanto al mare, ed aver visto ogni giorno ragazzini di tutte le età giocare a pallone in spiaggia, assistendo allo spettacolo di movimenti, di acrobazie, di agilità e fantasia nel toccare la palla ... vedere come giocano i malesiani a calcio mi fa un pò ridere ... ma d'altronde mica tutti nascono "Pelè"
E poi ogni popolo ha le proprie capacità: voglio vedere se i brasiliani sanno preparare un roti buono come lo fanno i malesiani!

Calcio in spiaggia sull'isola di Langkawi

domenica 13 maggio 2012

Il vulcano dell'Asia

Non che non abbia niente da dire sulla Malesia, ma è che il vulcano nella testa è esploso e sto ideando tanti di quei progetti che poi vi dirò ... ah questa grande Asia

martedì 1 maggio 2012

SINGAPORE: la principessina d'Oriente

Il passaggio dall'India a Singapore è quanto meno evidente.
Le prime cose che fa effetto vedere dopo due mesi in India sono la pulizia delle strade e delle persone, l'ordine in ogni cosa e l'assoluta assenza di mendicanti per le strade.

Arrivato all'aeroporto un cartello attira la mia attenzione: 600 euro di multa se vi soprendono a buttare rifiuti per strada; in India la spazzatura si butta legalmente per strada, tanto che quando si ha qualsiasi rifiuto in mano e si cerca un cestino (che non esiste) gli indiani ti guardano con la massima tranquillità e ti invitano a buttarlo per terra.
Grattacieli, Ferrari, lusso sfrenato ... Singapore è una delle tigri del Sud Est Asiatico e, nonostante le varie crisi succedutesi nel corso degli anni le abbiano inferto qualche colpo al fianco, l'isola stato rimane sempre il diamante del capitalismo e del lusso in estremo oriente, 5 milioni di persone racchiuse in poco meno di 700 km2 (poco più grande di San Marino).
Dai vicini e poveri paesi asiatici arrivano lavoratori disposti a versare il sudore che i ricchi abitanti di Singapore non si sognano nemmeno di fare.
Indiani, Pakistani, Bengalesi, Filippini e Cingalesi formano la maggior parte dell'esercito di immigrati di cui Singapore ha assoluto bisogno come forza lavoro.
E così la città ha i suoi quartieri etnici, alcuni importanti e ben definiti, come Little India, Chinatown ed il quartiere arabo di Kampong Glam, anche se in realtà si trovano solo qualche tempio induista e qualche moschea.

Naturalmente, data l'importanza della comunità cinese in Singapore, Chinatown è uno dei quartieri nevralgici dell'isola.
Circondata da grattacieli, racchiude un cuore di un paio di vie in cui si può osservare una Cina patinata e non affatto originale, lontana dalle fumerie d'oppio che la resero famosa decenni orsono.  

Il Merlion, la fontana simbolo di Singapore
Ma sicuramente non si viene a Singapore per cercare la vecchia cultura cinese o quella indiana, piuttosto se ne può vedere un'interessante forma adattata alla realtà locale: un'interessante prototipo sociologico, una metropoli del futuro multietnica

Una città che con le sue regole severe riesce a piegare abitudini e regole di ogni singola comunità all'interesse comune.


Singapore è la "principessina" d'oriente, sempre apposto, sempre pulita, tutta in ordine ed elegante, la città dei miliardari e delle boutique.

That's it



sabato 28 aprile 2012

VERSO SINGAPORE

Dopo quasi due mesi passati tra India e Nepal, mi aspetta un aereo che mi porterà fuori dal sub-continente indiano e mi catapulterà in una realtà molto diversa: il mondo cino-malese di Singapore e Malesia.
L'India è stata un'esperienza unica: solo ora capisco l'amore/odio che la maggior parte dei viaggiatori prova per questa immensa nazione.
L'India e gli indiani, a differenza del Nepal ed i nepalesi, hanno una gran capacità di irritarti a volte: ci sono giorni che non ne puoi più della loro insistenza, della sporcizia, dell'inquinamento acustico, della superficialità nel fare le cose.
Una delle cose di cui sono rimasto stupito riguarda il comportamento delle persone: avevo un po' lo stereotipo dell'indiano gentile e servizievole, sempre con il sorriso in bocca e pronto ad aiutarti … bè … è uno stereotipo!!!
Spesso gli indiani sono rudi, per niente gentili e fastidiosi.
Se siete in una sala vuota piena di poltrone, potete stare sicuri che l'indiano si siederà accanto a voi, sbircerà il libro che state leggendo o semplicemente vi guarderà fisso senza nessun motivo, provocando non poco imbarazzo.

Ma poi c'è il lato buono, il “side A”: un paese cosi ricco di anima che la spiritualità la trovi ovunque: tra i moribondi ed i lebbrosi abbandonati per strada al loro destino, tra le vacche sacre che defecano liberamente in mezzo alla strada senza che nessuno intervenga, tra le migliaia di templi in cui si venerano Dei ed animali, tra chi spera di avere acquisito un buon karma per potersi reincarnare in una vita migliore.
Tutto è sacro in India: i ratti del tempio di Deshnok “reincarnazione” dei cantastorie, le scimmie nei templi, il fiume Gange e cosi via
Una potenza economica mondiale che non si vergogna di nascondere la sua vera anima, e che non tradisce la propria atavica cultura.
NAMASTE India